"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
 

Capannone vs campanile

Con quell’edificio la possente mole del campanile non la si vedeva più salendo dalla valle e neppure dal brolo. Era come se avessero cancellato il volto del paese, che col campanile si annunciava a chiunque ci arrivasse da Verona. Fu un’occlusione che suscitò dispiacere in molti. Ma i più neanche ci badavano. (…) Contava solo il fatto che l’edificio si costruisse, a segno del benessere che era arrivato nella valle. Quello era il simbolo edilizio, il nuovo riferimento nel paesaggio al posto del millenario campanile.

Eugenio Turri in “Miracolo economico: dalla villa veneta al capannone industriale”

Le fotografie non finiscono mai

“Le fotografie non finiscono mai e ogni luogo è sempre fotografabile, così come il vento cancella ogni traccia dalla sabbia del deserto, rendendolo ogni volta ancora deserto e ancora percorribile, in una storia continua.”

Roberta Valtorta da “Come non essere turisti oggi”
prefazione di “TRENTINO, viaggio fotografico di Gabriele Basilico”

Edifici come tante astronavi

Gli edifici, guardati uno per uno, non hanno niente di eccezionale, che giustifichi un così intenso disagio. Ma il peso delle deficienze, delle contraddizioni e degli errori che si sono constatati nei lavori per il nuovo piano regolatore, grava su queste architetture con impressionante evidenza; lo sforzo positivo fatto eventualmente da ogni progettista per reagire a questi fatti si esaurisce nell’ordine interno degli edifici, e agisce in scarsissima misura sull’ambiente; così, per una ragione sottile, questi edifici si ignorano del tutto fra loro, e non compongono un quadro né bello né brutto: sembrano piombati lì in quel momento, come tante astronavi.

Se l’architetto si chiude nei limiti della sua specializzazione, nell’illusione di preservare almeno il campo del disegno immune da concessioni, la battaglia è perduta in partenza. Bisogna che l’architetto esca all’aperto, e si proponga di unire l’impegno architettonico e l’impegno urbanistico, come parti di una stessa responsabilità.

da “Il piano regolatore di Roma” di Leonardo Benevolo in “L’architettura delle città nell’Italia contemporanea”

“Pensando ad una immagine necessaria” di Luigi Ghirri

Penso che oggi bisogna continuare a pensare che fare fotografia … significa … continuare a pensare alla fotografia come desiderio, immagine dialettica, e forse utopia, per mostrare all’altro il nostro stupore nei confronti del mondo (continuare a pensare e ritenere che prima di artista o fotografo, o consumatore, si e persone) e che da questa semplice constatazione o progetto nascono il fare, le percezioni e i sentimenti.

Luigi Ghirri in “Niente di antico sotto il sole”

Accettare la normalità

Mi sono abituato, da quando ho imparato a servirmi della macchina fotografica con soddistazione, a concentrarmi e convivere con la normalita, più che con la bellezza. Mi interessano i paesaggi urbani anche dove non c’è bellezza, ma mediocrità, disordine, incertezza. L’intento e trovare l’approccio interpretativo che mi può rivelare il senso di questi luoghi, che me li fa comprendere, accettare come qualcosa che malgrado tutto ci appartiene, e con i quali possiamo convivere.

Gabriele Basilico in “Architetture, citta, visioni”

Io racconto lo spazio creato dall’uomo

Io racconto lo spazio creato dall’uomo, non paesaggi disabitati. Io vado in cerca dei luoghi dove l’uomo ha creato se stesso, e ogni volta che li trovo, mi fermo e mi chiedo: cosa è successo qui? Chi ha voluto questo, chi ha cambiato questo luogo che prima era diverso, e perche lo ha fatto?

Gabriele Basilico racconta “Ritratti di fabbrica”