"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
 

Col libro capovolto

“Prendi la posizione piú comoda: seduto, sdraiato, raggomitolato, coricato. Coricato sulla schiena, su un fianco, sulla pancia. In poltrona, sul divano, sulla sedia a dondolo, sulla sedia a sdraio, sul pouf. Sull’amaca, se hai un’amaca. Sul letto, naturalmente, o dentro il letto. Puoi anche metterti a testa in giú, in posizione yoga. Col libro capovolto, si capisce.
(…)
Bene, cosa aspetti? Distendi le gambe, allunga pure i piedi su un cuscino, su due cuscini, sui braccioli del divano, sugli orecchioni della poltrona, sul tavolino da tè, sulla scrivania, sul pianoforte, sul mappamondo. Togliti le scarpe, prima. Se vuoi tenere i piedi sollevati; se no, rimettitele. Adesso non restare lí con le scarpe in una mano e il libro nell’altra.”

Italo Calvino in “Se una notte d’estate un viaggiatore”
La copertina della prima edizione di “Se una notte d’estate un viaggiatore”

Il vedere e la lettura del mondo

Nuovo del paese, sono ancora nella fase in cui tutto quel che vedo ha un valore proprio perché non so quale valore dargli. Basterebbe che mi fermassi un po’ in Giappone e certo anche per me diventerebbe un fatto normale che la gente si saluti con ripetuti profondi inchini, anche alla stazione; che molte signore, soprattutto anziane, portino il chimono col fastoso fiocco sulla schiena che forma una lieve gobba sotto il soprabito e procedano coi piccoli passi trotterellanti dei piedi biancocalzati.

Quando tutto avrà trovato un ordine e un posto nella mia mente, comincerò a non trovare più nulla degno di nota, a non vedere più quello che vedo. Perché vedere vuol dire percepire delle differenze, e appena le differenze si uniformano nel prevedibile quotidiano lo sguardo scorre su una superficie liscia e senza appigli.

Viaggiare non serve molto a capire (questo lo so da un pezzo; non ho avuto bisogno d’arrivare in Estremo Oriente per convincermene) ma serve a riattivare per un momento l’uso degli occhi, la lettura visiva del mondo.

Italo Calvino in “Collezione di sabbia”

Voglio registrare tutto

“Quando lavoro è come se fossi in preda a una forma morbosa. Voglio registrare tutto. Con il mio comportamento è come se volessi diventare la città stessa. Riprendendo una metafora culinaria, si potrebbe paragonare la città alla cultura della cucina: la si comprende mangiando, senza usare parole.

Non si tratta solo di guardare la realtà, bisogna metabolizzarla, e questo non avviene in un solo giorno.”

Gabriele Basilico intervistato da Gabriel Bauret

Messaggio su fb di Ornella Cipriani

“…mi sono così ritrovato, accompagnato dalla mia fedele macchina fotografica e quasi inconsapevolmente, sulle strade e sui luoghi già descritti da Cucagna, alla ricerca delle “immagini” e delle emozioni che la lettura dei suoi appunti mi aveva suscitato. (…) Ho così cercato (…) di rendere tangibili e visibili tali emozioni e suggestioni oltre che rendere merito alla bellezza di questo particolare territorio. (…)”

Così scrive Guido Benedetti, “ingegnere per vocazione, fotografo per passione”(come si autodefinisce) nell’Introduzione al suo libro “GARDUMO 77.78 | 17.18 – Un racconto in 40 immagini a 40 anni dagli scritti di Alessandro Cucagna.

In questo libro ci sono dovuta un po’ entrare… in un primo momento sono stata trascinata dal vortice di colori e sensazioni delle bellissime fotografie di Guido. Poi ho cominciato a seguire il filo della ricerca, dell’ indagine che è stata compiuta, così che il lavoro mi si è palesato come un racconto vero e proprio. Personalmente penso che sia un gran bel lavoro, grazie al quale, fra le altre cose, ho potuto conoscere meglio un territorio di cui avevo solo sentito parlare.
Un territorio che ho capito essere sicuramente molto amato dalla sua comunità.

Complimenti Guido, grazie.

Ornella Cipriani (messaggio su fb)

Gli intellettuali e la civiltà industriale

“Chi è dentro la realtà dei tempi, l’affarista infido o chi la sfugge pretendendo di serbarsi puro di cuore? Starne fuori non sa e non vuole, ecc. ecc. Nasce una sorta di amletismo dell’intellettuale nella civiltà industriale; è ingarbugliato, ondeggiante, con l’intelligenza tesa; vuole esservi dentro e cercare nel tempo stesso la via d’uscita.”

Guido Piovene parlando de “La speculazione edilizia” nella sua postfazione a “La giornata di uno scrutatore” di Italo Calvino

La gioia dello stare spogliato, a piedi nudi, in un letto caldo e bianco

“… avvertendo forse per la prima volta la gioia dello stare spogliato, a piedi nudi, in un letto caldo e bianco (…). È un sentimento che non m’ha più abbandonato da quella notte, la coscienza di che fortuna sia aver un letto, lenzuola pulite, materasso morbido! In questo sentimento i miei pensieri, per tante ore proiettati sulla persona che era oggetto di tutte le nostre ansie, vennero a richiudersi su di me e così m’addormentai.”

Italo Calvino da “Il barone rampante”