"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
 

Campigno

Oggi Campigno è tutto quanto l’Appennino. D’inverno (e non soltanto) le case sono chiuse e non è facile vederci un paese, fatto di voci, di traffici, di colori. Campigno si attraversa come un bosco, con lo stesso stupore, sommerso, che offre il sacro disperso.

Emilio Cribari in “Sull’Appennino di Dino Campana”

Senza parole

23 novembre 1980

Che cosa ci è rimasto?

Che cosa ci è rimasto?

Sicuramente il ricordo e l’amicizia, oramai, credo, indelebili, del popolo del Trentino che per 5 mesi consecutivi rimase a Balvano, con una presenza di 100/120 uomini che si alternavano ogni 15 giorni. Di questi una parte erano tecnici, una parte operai specializzati ed una grossa parte manovalanza. Svolsero una mole di lavoro incalcolabile, portando soccorso dovunque; anche nei punti più inaccessibili del paese.

Ezio Di Carlo in “Balvano: sussulti improvvisi di terra impazzita”

A proposito di toponimi

Chi cammina sa bene cosa significano i nomi, i toponimi. Cosa significa inebriarsi dei suoni dei luoghi. Avere voglia di sedersi e di restare a masticarli per ore. E di chiedere a chiunque si incontri perché. Perché Cavallino? Perché Monte Filetto?

Emiliano Cribari in “Sull’Appennino di Dino Campana”

La mia città

Ogni città mi rivela un aspetto diverso di me stessa e ci sono città che possono aprirmi gli occhi, altre che possono chiudermeli.

Anna D’Elia in “Fotografia come terapia: attraverso le immagini di Luigi Ghirri”