"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
 

… concediti una sosta.

“Che tu abbia fatto dieci chilometri o cinque o che ti sia fermato per prendere fiato a poca distanza da casa, concediti una sosta.

Non è necessario essersela guadagnata. (…)

La sosta non è una ricompensa. È una grazia.

Non c’è cammino senza sosta.

Tiziana Plebani in “Il segreto della sosta”

Le cose ci sopravvivono

“… le cose ci sopravvivono e restano ferme come le abbiamo messe (…) semplicemente ferme ad aspettare niente; perché è solo nostra l’attesa, è solo nostro il dividere il tempo, l’aspettarlo o il rimpiangerlo.

Alle case e alle cose basta restare ferme, è solo nostra l’ansia del passare del tempo.”

Mario Ferraguti in “La voce delle case abbandonate”

Lo sguardo delle cose nelle case abbandonate

“… le cose sono piene degli sguardi di chi ci ha abitato per così tanti anni che poi, quando tutti sono andati e le hanno lasciate lì da sole, le cose è come se avessero trattenuto un po’ degli occhi, sguardi e riflessi di chi dalle porte è passato e ripassato, di chi ha consumato con le scarpe di terra il pavimento, di chi ha trascinato la legna fino al fuoco, chi è entrato felice dalla porta, chi ha pianto seduto sulla sedia, chi si è spogliato nel letto, chi è nato nel letto bagnato di acqua e di sangue e chi è morto, volato dalla casa al cielo passando per il tetto, con le scarpe slacciate, gli specchi coperti e un soldo d’argento nella bocca.”

Mario Ferraguti in “La voce delle case abbandonate”

Tempi e Territorio

“… considerando i tempi lunghi del territorio, la fretta non sempre è la via migliore per conseguire risultati stabili nel tempo.”

Bruno Zanon in “Le politiche del territorio in Trentino: dal secondo statuto del 1971 al 2021”

New York

New York era un luogo inesauribile, un labirinto di passi senza fine: e per quanto la esplorasse, arrivando a conoscerne a fondo strade e quartieri, la città lo lasciava sempre con la sensazione di essersi perduto.

Perduto non solo nella città, ma anche dentro di sé.

Ogni volta che camminava sentiva di lasciarsi alle spalle se stesso, e nel consegnarsi al movimento delle strade, riducendosi a un occhio che vede, eludeva l’obbligo di pensare; e questo, piú di qualsiasi altra cosa, gli donava una scheggia di pace, un salutare vuoto interiore.

Il mondo era fuori di lui, gli stava intorno e davanti, e la velocità del suo continuo cambiamento gli rendeva impossibile soffermarsi troppo su qualunque cosa.

Paul Auster in “Trilogia di New York”

Chiaia

“Quando vi caddero due bombe e misero a pezzi due palazzetti proprio al punto più stretto, si temette che la ricostruzione non allargasse quella strada per giovare al traffico sì ma per nuocere alla raccolta intimità di quella dolce passeggiata serale: ma, per fortuna delle eleganti, i nuovi edifici non arretrarono di un pollice, Chiaia è restata come nacque, un po’ squilibrata e sbilenca …”

Mario Stefanile in “Aria di Napoli”