"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
 

Biblioteche a… Boston

“… mi ritrovo a passeggiare per gli altri edifici del campus, tra biblioteche universali dove mi posso aggirare tranquillamente cercando il libro che desidero e, soprattutto, trovando quello che non sapevo che esistesse ma che si è palesato ai miei occhi per prossimità a un altro, offrendomi nuove sinapsi tra i miei neuroni bibliografici. Il custode della biblioteca è stato costretto a intimarmi di uscire perché doveva chiudere…”

Maurizio Carta in “Romanzo urbanistico” nel capitolo dedicato a “Boston, l’europea”

New Orleans

“Come tutte le città sulla foce dei fiumi il suo rapporto con l’acqua non è lineare (longitudinale come le costiere o trasversale come le fluviali), ma è complesso, immersivo: l’acqua si palesa dove non ce lo aspettiamo, dolce e salata al contempo come il suo cibo, preziosa ma fonte di dolore come durante le catastrofiche inondazioni. Qui l’acqua è inizio e fine…”

Maurizio Carta in “Romanzo Urbanistico”

L’autunno è…

“… l’autunno è una poesia dolcissima tra quello che è vecchio e quello che arriverà. Le foglie che hanno fatto il loro tempo fanno spazio a quelle che nasceranno, consegnandosi alla terra.

È un gran cadere, quello della foglia, pieno di passione e speranza. Perciò sono dipinte di rosso, arancio e sembrano più belle: sono innamorate. Lo sanno bene loro che l’amore è una promessa per chi verrà dopo».

Valeria Tron in “Pietra Dolce”

Il limitare del letto del fiume ricorda i dintorni dei binari della ferrovia

“Il limitare del letto del fiume ricorda i dintorni dei binari della ferrovia. Piante e sassi si mescolano in un disordine giovane e più o meno abitato. Qui la scarsa presenza dell’umano attira camminatori che hanno voglia di inoltrarsi in un angolo silenzioso accompagnato dal suono dell’acqua che muta al mutare delle stagioni e che oramai per lunghi mesi lo si aspetta come un suono antico e prezioso, che non sappiamo il tempo che durerà. Solo che il fiume si sposta, a differenza dei binari, e a ogni stagione perdi i punti di riferimento che dicevano una via, un sentiero, e devi ricominciare da capo. A percorrere lo snodo del fiume ci si ritrova nel mezzo della frattura che separa due versanti e che a nord arriva fino alla pianura e a sud risale le terre alte fino alle sorgenti nei pressi dell’Alpe.

Elisa Veronesi in “Atlante appenninico: un’ecobiografia”

Quale è il tempo indispensabile per una sosta?

“… vorrei suggerire di non stare a lesinare: soste troppo frettolose non concedono né di godere del luogo in cui sei arrivato, né di ripensare al percorso, permettendo di scorrere la galleria delle immagini che si sono accumulate in te, e soprattutto di ricaricarti.

Non avere come compagna la fretta di arrivare alla meta. Non pensare di stare sprecando tempo (…) L’ansia dell’arrivo (…) guasta il cammino, sminuisce o altera le nostre percezioni, ci impedisce di entrare in sintonia (…) con l’ hic et nunc…”

Tiziana Plebani in “Il segreto della sosta”

La strada non è mai uguale a se stessa.

“… se sei stanco e la strada ti offre un buon posto, fermati. Non rimandare pensando dentro di te che ce ne sarà un altro altrettanto buono più avanti, che è meglio proseguire e non farsi attrarre dalle lusinghe del percorso. No, tu fermati.

La strada non è mai uguale a se stessa. Se il tuo istinto ti ha fatto cogliere l’essenza di un luogo, un genius loci che si è balenato a te, fermati e vivilo.

Tiziana Plebani in “Il segreto della sosta”