𝟗 𝐨𝐭𝐭𝐨𝐛𝐫𝐞 𝟏𝟗𝟔𝟑 – Una frana precipitò dal monte Toc nelle acque dal bacino idroelettrico del Vajont e la conseguente tracimazione dell’acqua cancellò, quasi interamente, alcuni paesi veneti e friulani tra i quali Longarone, Erto e Casso.
𝟗 𝐨𝐭𝐭𝐨𝐛𝐫𝐞 𝟐𝟎𝟐𝟑 – A sessant’anni di distanza dal “disastro del Vajont”, provocato dalla grande corsa alla produzione di energia elettrica per sostenere la ripresa del Paese dopo la II guerra mondiale, assistiamo ad un’altra grande corsa alla produzione di energia elettrica dove tutto è considerato “sacrificabile”.
Qualcuno auspica il ritorno al nucleare (“pulito”…), altri alla realizzazione di grandi campi fotovoltaici o eolici: speriamo di non assistere ad un nuovo “disastro”.
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Foto | Photo 2023 © Guido Benedetti
Immagini
Casalmaggiore
Ore 12. La facciata della reggia è in equilibrio tra due torrioni a campanile sui lati, e le statue dall’alto del cornicione guardano giù come dèi dal cielo. Mi colpisce che la distanza tra le finestre sia dovunque irregolare, non riconosco uno schema, però sento un ritmo che percorre tutta la facciata. Superbia di un’eleganza che non ti mostra mai i suoi schemi, perché sa che la perfezione non deve essere appariscente, e che il ritmo è qualcosa che spunta al di là d’una misura regolare. Niente di più lontano dalla necessità di squadrare tutto con schemi riconoscibili e misure fisse, che dà forma alle villette geometrili nelle campagne.
Gianni Celati descrive Casalmaggiore in “Verso la foce”
La faccia delle nuvole
In ogni nuova creatura si cercano somiglianze per vedere in lei un precedente conosciuto.
Invece è meravigliosamente nuova e sconosciuta. Ogni nuova creatura ha la faccia delle nuvole.
Erri De Luca
Riproduzione e interpretazione
La fotografia non è pura duplicazione o un cronometro dell’occhio che ferma il mondo fisico, ma un linguaggio nel quale la differenza fra riproduzione e interpretazione, per quanto sottile, esiste e dà luogo a un’infinità di mondi imma-ginari.
Topographie-Ikonographie/Topography-Icono-graphy, in Camera Austria, n. 7, 1982
Rilevazione e rivelazione
Questo lavoro sul paesaggio italiano vorrei che apparisse un po’ così come questi disegni mutevoli; anche qui una cartografia imprecisa, senza punti cardinali, che riguarda più la PERCEZIONE di un luogo che non la sua catalogazione o descrizione, come una geografia sentimentale dove gli itinerari non sono segnati e precisi, ma ubbidiscono agli strani grovigli del vedere.
Questo ‘Paesaggio italiano’ potrà apparire non segnato dalle devastazioni della contemporaneità, un tempo sospeso sembra consegnarlo allo schematismo del viaggio ottocentesco, ma ho rivolto a questi luoghi uno sguardo pieno di affetto e amore nel tentativo di percepire un sentimento semplice e stupefatto di appartenenza nella speranza forse ingenua di scongiurare altri disastri e altre mortificazioni.
Luigi Ghirri in “Programma del seminario all’Università di Parma, dattiloscritto, 1984”