Il dramma dei paesi perduti è la perdita di relazione, di conversazione, di dialogo. Interpretiamo l’abbandono e l’incuria innanzitutto come un fatto fisico. Ma vi è un abbandono, vi è un’incuria che non dipende dall’assenza ma che deriva dalla sospensione dell’empatia che intratteniamo con i luoghi. Non solo non si è più in grado di comprenderli, ma non si è più capaci di abitarli e viverli. Non serve dare colpa al tempo che passa e che inesorabilmente tutto scolpisce; bisognerebbe casomai riflettere su come le nostre scelte, le nostre preferenze, le nostre aspettative generano degrado e incuria. Il tema non sembra tanto quello di rapportarci a quei luoghi abbandonati e dismessi come se fossero qualcosa “fuori di noi” a cui dobbiamo trovare una nuova destinazione, ma interrogarci sulla qualità delle relazioni tra noi e il mondo, tra l’interno e l’intorno.
Gianluca Cepollaro “Paesaggi perduti” in “Paesi perduti: appunti per un viaggio nell’Italia dimenticata”