Marcovaldo [..] aveva fatto amicizia con un soriano […].
Questo soriano aveva in comune con Marcovaldo l’abitudine della passeggiata di primo dopopranzo: ne nacque naturalmente un’amicizia.
Seguendo l’amico soriano, Marcovaldo aveva preso a guardare i posti come attraverso i tondi occhi d’un micio e anche se erano i soliti dintorni della sua ditta li vedeva in una luce diversa, scenari di storie gattesche, con collegamenti praticabili solo da zampe felpate e leggere.
“Il giardino dei gatti ostinati” in “Marcovaldo ovvero le stagioni in città” di Italo Calvino