Ogni volta che ci viene presentata una nuova opera pubblica o una nuova iniziativa, anche di carattere privato, che modifica il nostro territorio (inteso come ambiente, popolazione, storia e identità) ci vengono elencate tutte le possibili ricadute positive.
Ogni volta che un’opera viene ultimata ci rendiamo conto, anche se non sempre immediatamente, che i reali effetti positivi sono assai minori e che ne esistono anche di negativi.
Purtroppo, molte volte, non è sufficiente la sola realizzazione di un’opera a costituire un’opportunità positiva ma è necessario instaurare una rapporto di dialogo tra opera e territorio dove l’ente pubblico deve fare da “regista”.
Per diventare una VERA OPPORTUNITÀ per tutto il nostro territorio, e non solo per poche persone, la nuova opera o iniziativa deve, infatti, essere messa a sistema con altre azioni fondamentali che di solito sono rappresentate da forti azioni di governo, nella maggioranza dei casi, locale.
Ciò è vero ancor più in una terra, come la nostra, dove la parola Autonomia è giustamente piena di significato a livello provinciale, ma a livello locale fa fatica ad imporsi, ed è normale delegare continuamente al livello amministrativo superiore la risoluzione di problemi che invece potrebbero essere risolti molto più efficacemente e velocemente con una forte presa di coscienza circa la necessità che le comunità locali si riapproprino del proprio destino.