Guido Benedetti

"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
 

Luca Chistè: Un racconto in 40 immagini a 40 anni di distanza dagli scritti di Alessandro Cucagna sulla valle di Gresta per una compiuta indagine di territorio 

Guido Benedetti segue da tempo, nel suo percorso fotografico, l’idea di rappresentare con le immagini l’identità del territori, soprattutto quelli che, in qualche modo, gli sono più familiari. In questo caso, la ricerca dell’autore è sfociata in una interessante e strutturata rassegna, a cui fa ora seguito questo libro per immagini. Un lavoro che si offre come un percorso di riscoperta, parallelo e per rappresentazioni visive, di quello intrapreso dal geografo Alessandro Cucagna , proposto, nella ricostruzione storica operata da Gianmario Baldi, per conto dal Museo Civico di Rovereto, con il titolo: “La Valle di Gresta descritta da Alessandro Cucagna (1915-1985)”. La passione del documentarista e geografo Alessandro Cucagna, abituato a leggere e a ricostruire il paesaggio avvalendosi non solo della propria conoscenza del territorio, ma anche delle testimonianze raccolte intervistando le persone del luogo, lo studio delle informazioni fornite dalle antiche carte geografiche – di cui era uno dei massimi conoscitori – ed infine, di alcuni saggi letterari, rendono l’opera ricostruttiva di Baldi uno straordinario strumento con cui formulare, in termini identitari, la complessa articolazione sociale, economica e culturale di un areale geografico come quello della Valle di Gresta. Partendo da questo substrato informativo e di esperienza etnografica, Guido Benedetti, appassionato fotografo con una predilezione per questo tipo di ricerca, ha ripercorso, quasi pedissequamente e con la stessa intensità narrativa, le suggestioni del “viaggio” di Alessandro Cucagna, cercando, in relazione alle stagioni e alla stratificazione del territorio nelle sue componenti antropiche e geografiche, di produrre una serie di immagini che, a distanza di quarant’anni dall’encomiabile opera del geografo, offrissero una possibile chiave di lettura visiva, per approssimazione o differenza delle situazioni, rispetto a quelle acute osservazioni. Un approccio fotografico interessante e metodologicamente robusto. Abbandonando gli stilemi della fotografia estetica fine a se stessa, Benedetti cerca di offrire, attraverso l’ausilio del medium visivo, un supporto culturale, genuinamente autoriale, alla comprensione del nostro territorio. Questa operazione fotografica, di matrice sostanzialmente descrittivo-narrativa, trova puntuale identità in una duplice prospettiva: da un lato, quella di accogliere la proposta di Cucagna e di interpretarla in chiave personale (tutte le immagini in catalogo e in rassegna sono accompagnate dalle “omologhe” didascalie tratte dall’originario lavoro del geografo); dall’altro, quella di riaffermare l’importanza di una fotografia utile a comprendere, anche a distanza di tempo, quali siano le dinamiche che connotano un territorio, decisamente peculiare, come quello della Valle di  Gresta. Con un valore aggiunto, rispetto al tema dell’identità, non trascurabile: quello di restituire quella dimensione, evidenziata dal geografo Cucagna, attenta a cogliere alcune contraddizioni di una crisi che, all’epoca, colpiva non solo la Valle di Gresta, ma anche tutte le aree montane che in molti consideravano “minori”. In questo percorso “ricostruttivo”, diviene interessante anche la testimonianza dell’autore, poiché, come scrive Guido Benedetti: «Durante l’estate del 2017 ho riletto i due scritti (del Cucagna) e sono stato trasportato, dal modo particolare usato per la descrizione del territorio e dalle possibili “immagini” che, via via, si materializzavano nella mia mente, a spasso per le vecchie “carrarecce”. Ho riscoperto, in questo modo, la Val di Gresta: una valle che, pur frequentata fin da bambino, non conoscevo e non avevo mai osservato con attenzione forse perché, inconsciamente, la consideravo anch’io un territorio “minore”». «Mi sono così ritrovato, a 40 anni di distanza, sulle strade e sui luoghi già descritti da Cucagna, alla ricerca delle emozioni che la lettura dei suoi appunti mi aveva suscitato, cercando di cogliere quei particolari del territorio in grado di rendere tangibili e visibili tali emozioni e suggestioni». Una splendida riproposizione, se pensiamo che, come scrive Gianmario Baldi nel suo saggio “Le note scritte da Alessandro Cucagna, con la sua grafia particolarmente chiara al punto da sembrare quella di un ragazzo, testimoniano il suo specifico interesse per il paesaggio in tutte le sue componenti, dalla geologia alla vegetazione spontanea, nonché al lavoro umano che ha modificato e modellato il territorio sulla base delle esigenze dell’agricoltura di montagna (..) Un paesaggio agrario senile che tradisce un’umanizzazione antica. Ed è anche polimorfo e pieno di contrasti: abbandono e accuratezza, il basso ceduo a contatto con ortaglie, vigneti rammodernati ed altri secchi e rabberciati con pali lignei contorti, «casote» nuove ed altre fatiscenti”. Come si può osservare, descrizioni che costituiscono l’essenza di palesi contraddizioni, figlie di un equivoco o, più probabilmente, di un equivocato modello di sviluppo, tutto proteso alla modernità, ma che espone questi fragili territori ad una crisi stratificata e spesso profonda, capace di dilatarsi, aldilà e oltre la Valle di Gresta, ad intere aree montane. Per questa ragione, aldilà della coerenza estetico/formale delle fotografie, anch’essa comunque rilevante, la testimonianza visiva di Guido Benedetti, in questa prospettiva, assume una valenza storico/culturale di evidente significatività e contemporaneità.

Luca Chistè / Phf Photoforma | © dicembre 2019

Stefano Barozzi, Sindaco di Mori, e Filippo Mura, Assessore alla Cultura di Mori

Ci apprestiamo con particolare piacere, a nome dell’intera Amministrazione comunale di Mori, a porgere il nostro contributo e saluto in apertura a questa pubblicazione nata dalla volontà di riscoprire, attraverso il nobile mezzo della fotografia, le molte bellezze e particolarità del ricco paesaggio grestano. Sono passati 40 anni da quando nel lontano 1977 Alessandro Cucagna iniziò ad annotare sui suoi diari le descrizioni della Valle di Gresta e oggi grazie a questo paziente e accurato lavoro ci viene offerta l’opportunità di ammirare e riscoprire un paesaggio rurale e montano che attraverso le immagini catturate dall’obiettivo fotografico riesce ad animare e rivitalizzare quanto il geografo aveva annotato, anni prima, nei suoi scritti. Queste fotografie assurgono quindi a tessere di quello che è il grande mosaico della storia della comunità della Valle di Gresta perché oltre a documentare la bellezza e la ricchezza naturalistica del territorio sono anche e soprattutto la testimonianza di quel forte e ancora molto persistente legame che unisce la comunità grestana alla propria terra. Questa pubblicazione mette quindi in luce inquadrature importanti di una lunga storia fatta di lavoro, di impegno, di adattamento e di spirito di servizio. Il Comune di Mori è pertanto lieto di aver promosso e contribuito all’iniziativa e auspica che questo lavoro possa contribuire alla riscoperta e al consolidamento di una coscienza collettiva volta alla cura del paesaggio e delle sue molte ricchezze.

Piera Benedetti, Sindaca di Ronzo-Chienis

L’opera che Guido Benedetti, “ingegnere per scelta e fotografo per passione” come ama definirsi, ha realizzato con il suo progetto fotografico “GARDUMO 77.78 | 17.18”, sulle orme del geografo triestino Alessandro Cucagna che negli anni 1977/1978 ha percorso la Valle di Gresta alla scoperta di un paesaggio incontaminato, è la storia narrata attraverso le immagini di un territorio che il famoso geografo ha ben descritto 40 anni fa. Se negli anni 1977/1978 Alessandro Cucagna annotava nel suo diario le contraddizioni di un territorio tra “abbandono e accuratezza”, sintomo della crisi di tutte le aree montane dovuta ai processi di industrializzazione che hanno interessato il fondovalle, Guido Benedetti con le sue fotografie ha voluto rappresentare un territorio che ben conosce, imprimendo su carta le emozioni che la lettura degli scritti di Cucagna gli ha suscitato. Benedetti, con le sue fotografie, ci porta a rivedere oggi ciò che ieri abbiamo visto e vissuto, immagini di un passato appena trascorso, e consegna alla storia le immagini di una Valle, di un territorio e di una Comunità quale prezioso documento da tramandare alle future generazioni. Lascito che mi auguro non venga relegato nella soffitta della memoria ma sia invece pungolo a mantenere stabilmente viva la sensibilità per il rispetto e la valorizzazione del nostro ambiente e delle sue peculiari risorse.

Stefano Bisoffi, Presidente della Comunità della Vallagarina

Introduzione al libro “GARDUMO 77.78 | 17.18” di Stefano Bisoffi, Presidente della Comunità della Vallagarina

È pregevole l’opera compiuta da Guido Benedetti che attraverso il progetto fotografico “GARDUMO 77.78 | 17.18” ha ripercorso il territorio della Valle di Gresta rincorrendo le visioni

di paesaggio tramandate dagli scritti del geografo Alessandro Cucagna. Con 40 fotografie, Benedetti a 40 anni di distanza, ci propone la propria narrazione di quel territorio raccontato dal geografo. Siamo nel 1977 quando Cucagna iniziò ad annotare i propri appunti su un diario di campagna che poi rielaborò in uno scritto più organico. Il suo interesse volgeva lo sguardo sul paesaggio a 360 gradi, dalla geologia alla vegetazione spontanea, al risultato del

continuo lavoro dell’uomo che ha modellato il territorio sulla base delle proprie esigenze e di quelle, in particolare, dell’agricoltura di montagna. Nondimeno il geografo era stato attento a cogliere alcune contraddizioni sintomo della crisi che all’epoca colpiva non solo la Valle di Gresta, ma anche molte aree montane. La sua, fu una ricostruzione del paesaggio che non si limitò alla conoscenza diretta ma raccolse anche le testimonianze delle persone del luogo, le informazioni fornite dalle antiche carte geografiche – di cui Cucagna era uno dei massimi conoscitori – e le indicazioni fornite da altre pubblicazioni. Benedetti nel rileggere quegli scritti si è lasciato catturare dalle suggestioni che le parole dello studioso gli evocavano e le immagini via via si sono materializzate nella sua mente restituendogli una Valle di Gresta che pur conosciuta sin dall’infanzia si rivelava in una nuova veste. Le sue fotografie sono il risultato di quelle emozioni, vi è in esse il senso della natura del tempo. Il paesaggio è abitato dalla sua storia e viene riconsegnato allo sguardo dell’osservatore nella forma del ricordo e della sua trasformazione per vederlo, sentirlo e, in qualche modo, viverlo da vicino, attraverso immagini che sono rappresentazione di luoghi, ricordi, suggestioni, rimasti impressi dal racconto d’un tempo trasportato al presente.