Guido Benedetti

"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
 

Capacità acquisite e responsabilità assunte

“Ci si deve adoperare perché sia soddisfatta l’esigenza di accedere ai gradi superiori dell’istruzione sulla base del merito; cosicché gli esseri umani, nei limiti del possibile, nella vita sociale coprano posti e assumano responsabilità conformi alle loro attitudini naturali e alle loro capacità acquisite”

LETTERA ENCICLICA PACEM IN TERRIS DEL SOMMO PONTEFICE GIOVANNI PP. XXIII

Camilleri: Perchè la nostra lingua sta scomparendo

La guerra che subito dopo l’Unità d’Italia si cominciò a combattere più o meno scopertamente contro i dialetti, e che raggiunse il suo apice negli anni del fascismo, è stata un’insensata opera di autodistruzione di un immenso patrimonio. Si è scioccamente visto il dialetto come un nemico della lingua nazionale, mentre invece esso ne era il principale donatore di sangue. E oggi siamo sommersi da parole come "Devolution", "premier", "resettare".

di Andrea Camilleri, da Repubblica, 15 novembre 2012
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Dolci ricordi legati alle “orbite vuote” dei Patrioti Chiesa e Filzi

Monumento a Filzi e Chiesa in Piazza del Podestà a Rovereto (TN)

“Nella piazza del Podestà, sotto al castello, vicino all’obice strappato sul campo all’asburgo, i Patrioti Chiesa e Filzi esponevano i loro grandi volti marmorei, e nella tipica austerità dei monumenti della grande guerra mostravano da decenni le loro orbite vuote, fonte inevitabile di molti incubi per i bambini più sensibili, che passandoci davanti distoglievano lo sguardo”.
(da “Adulti con riserva. Com’era allegra l’Italia prima del ’68” di Edmondo Berselli)

Quanti ricordi legati alle passeggiate con la nonna lungo le vecchie strade del centro storico di Rovereto:
si partiva da via Santa Maria con il suo bellissimo balcone costituito dal Ponte sul torrente Leno, si passava poi per Piazza del Podestà davanti al maestoso obice – anche se a volte graffittato di rosa – e sotto lo sguardo severo dei “Patrioti Chiesa e Filzi con le loro orbite vuote”, si proseguiva poi lungo via della Terra, via Rialto, via Orefici e si arrivava in corso Rosmini dove si potevano ammirare – in rapida successione – le locandine dei film programmati nelle tre sale cinematografiche allora funzionanti (Roma, Rosmini e Supercinema) e dove si poteva entrare nei grandi magazzini “Malfer” o “Upim” che – agli occhi di noi bambini dei primi anni ’70 – apparivano come il paese del bengodi (o dei balocchi).

Un grazie di cuore ad Edmondo Berselli per avere fatto riemergere il ricordo di quelle belle passeggiate fatte da bambino con mia nonna e mia sorella; passeggiate che si concludevano con l’acquisto di uno “scatolone” di biscotti (i “sigari” o almeno così noi li chiamavamo) presso il negozio “Primula e Violetta” e una sosta al monumento all’Alpino lungo via Dante.

Piazza Podestà a Rovereto negli anni ’50

Il potere interpretativo della mente

E’ incredibile come il cervello permetta di leggere questo messaggio molto velocemente (in special modo verso la fine del messaggio stesso).

Come tutte le attività in cui si prevede una "decodifica" rapida delle informazioni rimane però il dubbio di aver compreso correttamente il messaggio e quindi – In definitiva – non mi fiderei di questo tipo di lettura nel caso di messaggi importanti.

La rivoluzione di Rovereto: quasi tutta la città ai 30 all’ora

Articolo di Luca Marsilli su IL TRENTINO del 6 novembre 2012

Il traffico sulla statale sarà fluidificato con una rotatoria in via Craffonara e togliendo il semaforo di via Maioliche. In piazzale Orsi passerella per i pedoni

“E’ un piano, e lo è nel modo più concreto del termine perché imposta gli interventi che in tema di viabilità, infrastrutture e mobilità saranno compiuti a Rovereto nei prossimi 10 anni.

Ma il Pum, nel bene o nel male lo dirà solo il tempo, è anche molto di più. Un cambio radicale di visuale rispetto al passato, una scelta di campo, un impegno prima di tutto culturale. E una scommessa: punta a cambiare mentalità e cultura dei roveretani, partendo dalla convinzione che la qualità della vita di tutti possa migliorare, e che quindi quello che oggi sarà magari accolto con qualche mugugno, nel prossimo futuro diventerà motivo di orgoglio e fonte di benessere per ogni cittadino.

Ridotto a slogan, il concetto è che non si ragiona di viabilità ma di mobilità. Mettendo al centro non i veicoli, ma la persona. (…)”

(continua a leggere l’articolo su IL TRENTINO