Guido Benedetti

"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
 

La banalità non esiste

Per chi sa leggere il testo poetico della città, ogni luogo è infinitamente ricco, la banalità non esiste.

Federico Castigliano in “Flâneur, l’arte di vagabondare a Parigi”

I gatti e la flânerie

Marcovaldo [..] aveva fatto amicizia con un soriano […].

Questo soriano aveva in comune con Marcovaldo l’abitudine della passeggiata di primo dopopranzo: ne nacque naturalmente un’amicizia.

Seguendo l’amico soriano, Marcovaldo aveva preso a guardare i posti come attraverso i tondi occhi d’un micio e anche se erano i soliti dintorni della sua ditta li vedeva in una luce diversa, scenari di storie gattesche, con collegamenti praticabili solo da zampe felpate e leggere.

“Il giardino dei gatti ostinati” in “Marcovaldo ovvero le stagioni in città” di Italo Calvino

… tutte le cose richiedono d’essere guardate in un certo modo

… tutte le cose richiedono d’essere guardate in un certo modo, secondo i movimenti e le angolature che ci portano a vederle meglio.

La ricerca di Ghirri consiste soprattutto in questo tentativo di aderire al modo di visione previsto dalla cosa fotografata, rinunciando il più possibile a un suo proprio punto di vista.

Gianni Celati

Il Paesaggio “Dentro l’immagine”.

All’alba del XV secolo la pittura italiana si impadronisce della realtà, in pochi anni la luce uniforme e dorata delle opere d’arte viene sostituita da un nuovo mondo, composto da ariosi paesaggi e maestose architetture, costruite secondo criteri prospettici sempre più rigorosi. Così, dietro le spalle di ieratici santi e delicate Madonne, protagonisti assoluti della pittura medievale, compaiono boschi, colline, palazzi e città, mentre le umili stanze dove la Vergine Maria accoglie l’arcangelo Gabriele si popolano lentamente di eleganti oggetti di uso quotidiano: libri dalle importanti rilegature, stoffe preziose, scranni, leggii, vasi e bottiglie di cristallo, raffigurati con straordinaria maestria da artisti quali Filippo Lippi, Antonello da Messina, Carlo Crivelli o Vittore Carpaccio.
Quasi nulla è inventato o frutto di fantasia: i dettagli che compongono questi poetici universi in vitro provengono per lo più dall’osservazione della realtà, e portano con sé il respiro della vita, il fascinoso peso della storia. Sono microcosmi tutti da scoprire, ricchi di notizie e informazioni su quell’epoca straordinaria che fu il nostro Quattrocento.

Dal risvolto di copertina del volume “Dentro l’immagine” di Maria De Peverelli e Ludovico Pratesi

Lettura di un’onda

Il signor Palomar vede spuntare un’onda in lontananza, crescere, avvicinarsi, cambiare di forma e di colore, avvolgersi su sé stessa, rompersi svanire, rifluire. A questo punto potrebbe convincersi d’aver portato a termine l’operazione che si era proposto e andarsene. Peró (…) non si può osservare un’onda senza tener conto degli aspetti complessi che concorrono a formarla e di quelli altrettanto complessi a cui essa dà luogo. Questi aspetti variano continuamente, per cui un’onda è sempre diversa da un’altra onda; ma è anche vero che ogni onda è uguale a un’altra onda, anche se non immediatamente contigua o successiva; insomma ci sono delle forme e delle sequenze che si ripetono, sia pur distribuite irregolarmente nello spazio e nel tempo.

Italo Calvino in “Palomar”

Immaginazione e paesaggio

Anche l’immaginazione fa parte del paesaggio: lei ci mette in stato d’amore per qualcosa là fuori, ma più spesso è lei che ci mette in difesa con troppe paure; senza di lei non potremmo fare un solo passo, ma lei poi porta sempre non si sa dove. Ineliminabile dea che guida ogni sguardo, figura d’orizzonte, così sia.

Gianni Celati in “Verso la foce”