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Lavis: niente megacentro commerciale.

E’ di oggi la notizia che il Consiglio provinciale ha approvato, all’unanimità, un emendamento alla legge di riordino urbanistico, proposto dall’assessore al commercio Alessandro Olivi, che sancisce il principio generale di equiparazione, fino all’approvazione della nuova legge sul commercio, dei centri commerciali propriamente intesi con i cosiddetti centri commerciali equiparati e che ha, di fatto, stoppato il progetto del centro commmerciale Le Masere di Lavis.

L’emendamento approvato ha infatti cancellato la distinzione fra le due tipologie di centri commerciali, stabilendo che per entrambe valgano gli attuali limiti sulle metrature dei centri commerciali “classici”, pari a 1500 metri quadrati per i centri abitati con meno di 10 mila abitanti e a 3000 metri quadrati per i centri abitati più grandi.

Un forte ringraziamento va, sicuramente, a chi ha proposto e approvato questa importante modifica normativa, ma anche a tutti quelli che si sono mobilitati per contrastare il progetto del centro commerciale di Lavis e che avevano già ottenuto sul campo un riconoscimento delle proprie argomentazioni, visto che il Servizio Valutazione Impatto Ambientale aveva deciso di effettuare un approfondimento dell’istruttoria tecnica a seguito delle osservazioni presentato dal comitato “Un Centro Commerciale a Lavis? NO GRAZIE!”.

Questo vicenda dimostra che le mobilitazioni, se riferite a problemi reali, sono essenziali per sollecitare la “politica” a rivalutare e, se del caso, rivedere le proprie scelte.

Purtroppo la brutta notizia è che, invece, il centro commerciale “Global Village” è apparentemente “salvo” e che quindi la sua costruzione potrà proseguire senza alcun intoppo.

In questo specifico caso, purtroppo, si deve invece segnalare il fatto che nessuno si sia mobilitato per tempo (quando ancora il progetto era in via di definizione o durante la procedura di valutazione di impatto ambientale), e che le amministrazioni comunali, che si sono succedute nel tempo,  non abbiano avuto il coraggio di (o non abbiano voluto) stimolare i cittadini ad intervenire nel dibattito che, purtroppo, si è sempre svolto tra le mura dell’edificio comunale.

Collegamento Rovereto-Alto Garda. E Mori dove è?

I giornali locali di venerdì scorso (L’Adige e Trentino del 15/01/2010) ci informano che le amministrazioni comunali del Basso Sarca (Nago-Torbole rappresentata dal sindaco Civettini, Arco rappresentata dal sindaco Veronesi, e Riva del Garda rappresentata dal vicesindaco Mosaner) si sono incontrate con l’Assessore Provinciale ai Lavori Pubblici Pacher per fare il punto sull’iter progettuale del collegamento viario Rovereto-Alto Garda.

In tale incontro, anticipato dalla stampa prima come incontro pubblico a Nago-Torbole e poi come incontro del neo-sindaco Civettini con l’Assessore Pacher a Trento, sono state illustrate, ai rappresentanti delle tre amministrazioni, le soluzioni progettuali che saranno depositate per la procedura di VIA entro la fine del mese di gennaio.

Dalle fotografie pubblicate e dalla descrizione fatta nell’articolo è evidente che le alternative illustrate sono vere “alternative” solo per il territorio del Basso Sarca, in quanto per l’imbocco del tunnel ad est esiste una sola proposta che si ripete identica in tutte le tre soluzioni progettuali. La soluzione  per l’imbocco ad est non potrà che essere quindi quella che prevede l’inizio del Tunnel alla fine della retta di Loppio (in prossimità dell’inizio del biotopo): soluzione che non affronta – ne’ tantomeno risolve – i problemi di vivibilità della frazione di Loppio e non consente di valorizzare, sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista turistico, le risorse ambientali della zona.

Considerato che il collegamento viario è realizzato per un lungo tratto nel territorio del Comune di Mori e che la scelta del tracciato condizionerà pesantemente la vivibilità di un numero considerevole di abitanti del medesimo,  non si comprende la mancata presenza all’incontro degli amministratori moriani. Ancora una volta i nostri rappresentanti politici hanno perso l’occasione per far valere le ragioni dei cittadini, nonostante le forti prese di posizione del sindaco apparse sulla stampa locale nello scorso autunno.

Purtroppo le occasioni perse, su questo ed altri importanti temi, sono state molte, a partire dalla mancata capacità di imporre una scelta che tenesse conto delle esigenze del territorio moriano già nella fase di formulazione delle osservazioni al Piano Urbanistico Provinciale (che è stato invece approvato con la previsione di iniziare il collegamento viario in prossimità del lago di Loppio).

A ciò si aggiungano le mancate occasioni di discussione pubblica su questo delicato tema: la prima organizzata dal circolo del Partito Democratico di Mori per il 9 novembre – con la presenza dei responsabili provinciali e di tutte le amministrazioni comunali interessate – e, dopo molti rinvii, mai avvenuta; la seconda, richiesta a gran voce dai comitati locali della “Busa”, e poi sostituita con un incontro “privato” tra Assessore e amministratori locali.

Si confermano i già rilevati problemi di scarsa incisività da parte degli amministratori moriani, oltre che di metodo, che si ripercuotono sulla comunità attraverso scelte che non saranno in grado di rispondere alle esigenze dei nostri concittadini.

Chiusura del ponte di Ravazzone: “Mori protesta e la provincia paga”

Il quotidiano Trentino del 4 novembre 2009 riferisce, a pagina 28, che “dopo le vibranti proteste del comune di Mori … la Provincia si piega alle esigenze e richieste moriane” decidendo “di farsi carico dei costi non indifferenti per il trasporto pubblico” necessario per limitare i disagi agli abitanti delle frazioni di Molina e Ravazzone.

Come dice il giornalista all’inzio del suo pezzo “Tutto è bene quel che finisce bene”.

Si deve però porre comunque la seguente domanda : perchè i problemi devono sempre essere “risolti” e non si possono invece “evitare” analizzando per tempo le conseguenze di determinate azioni, anche e soprattutto in sede locale, senza subire sempre in modo passivo gli eventi e aspettare l’ultimo giorno (o, come in questo caso, quello dopo) per affrontare le problematiche e risolverle?

A questo proposito confermo quanto ho già affermato in un mio precedente intervento (Grandi opere pubbliche .. : un’opportunità per il territorio?) evidenziando ancora che la parola Autonomia, giustamente piena di significato a livello provinciale, a livello locale fa fatica ad imporsi e alla fine è normale delegare al livello amministrativo superiore la risoluzione di tutti i problemi.ponte

Collegamento ecologico Rovereto-Alto Garda: lettera al giornale L’Adige

Il giornale L’Adige di oggi riporta l’intervento del sindaco di Mori volto a sollecitare l’amministrazione provinciale affinché, contestualmente alla proposta di collegamento con “La Busa”, risolva anche la problematica del paese di Loppio.

Nel condividere questa, si spera non tardiva, presa di posizione, si coglie l’occasione per invitare tutti a valutare e a sostenere con forza la soluzione principe del problema – presentata lo scorso 28 settembre sul sito www.guidobenedetti.it e già condivisa da numerose persone – che oltre alla soluzione dell’attraversamento di Loppio permette il recupero ecologico completo del biotopo del Lago di Loppio.

Di seguito si riporta per completezza il testo pubblicato in internet.

http://guidobenedetti.wordpress.com/2009/09/29/realizziamo-il-collegamento-ecologico-rovereto-alto-garda/

TAV/TAC: perchè no grazie?

Incontro con Alberto Pacher su “La mobilità stradale e ferroviaria nella Vallagarina. Aspetti relativi ai progetti TAC  e Tangenziale Ovest” – alcune considerazioni

Venerdì 25 settembre ho partecipato all’assemblea pubblica sul tema della mobilità in Vallagarina con l’assessore Pacher all’auditorium del Brione.

L’iniziativa era davvero meritevole ma purtroppo la quasi totalità del pubblico presente in sala non ha saputo cogliere l’occasione affinché l’incontro diventasse davvero costruttivo.

Ho assistito infatti, dopo un primo intervento dell’assessore Pacher relativo alla visione del futuro della mobilità in Trentino e in particolare a quella della Vallagarina, ad una serie continua di interventi (l’assessore ne ha contati 18) riferiti quasi esclusivamente alla TAV (dimenticando in questo modo la tangenziale ovest che rappresenta una problematica davvero importante per Rovereto) e per la totalità contrari in assoluto alla realizzazione di questa importante opera.

A questo fuoco incrociato l’assessore ha poi risposto, a fine serata, in modo esemplare facendo riferimento al quadro economico ed ecologico globale in cui deve essere inquadrato l’intervento, mantenendo peraltro aperto il dialogo per la risoluzione di tutte le più piccole problematiche locali.

La mia reazione alla palpabile ostilità al progetto da parte dei presenti è stata quasi di stupore e di seguito vorrei spiegare il perchè.

La nostra regione, come ci hanno insegnato già le maestre fin dalle scuole elementari, presenta alcune vallate principali con direzione nord-sud che da sempre hanno favorito i collegamenti tra i territori a nord delle Alpi e le altre regioni italiane.

Tale conformazione ha consentito facili e rapidi movimenti di truppe durante l’impero romano con l’espansione a nord dello stesso e, successivamente, altrettanto rapide vie di invasione da parte delle popolazione barbariche del nord.

Più recentemente tale conformazione è stata sfruttata per ottenere facili vie di comunicazione e di trasporto delle merci tra le pianure tedesche e i principali porti italiani mediante la realizzazione, più di cento anni fa, della ferrovia del Brennero e poi la realizzazione, negli anni sessanta del secolo scorso, dell’Autostrada del Brennero.

Queste imponenti realizzazioni, che hanno sicuramente migliorato il tenore di vita di tutta la popolazione trentina e altoatesina favorendo il movimento delle persone, quello delle merci e l’accessibilità del nostro territorio, hanno reso possibile un nuovo sviluppo economico aperto verso l’esterno e non più legato ad un economia locale di sussistenza.

Come in tutte le grandi realizzazioni, accanto a questi benefici, si sono registrate le inevitabili esternalità negative dovute principalmente all’inquinamento atmosferico e a quello acustico.

Oggi, in forza di una determinazione europea che – per nostra fortuna – prende atto della situazione attuale e classifica l’asse denominato Berlino-Palermo, di cui il valico del Brennero fa parte, come uno dei principali corridoi per il movimento delle merci europee, è finalmente arrivato il momento in cui la situazione attuale può essere significativamente migliorata.

Con la realizzazione della TAV/TAC sarà possibile effettuare lo spostamento di una gran parte del traffico di attraversamento (e la quasi totalità di quello merci) dalla autostrada e dalla attuale ferrovia a cielo aperto ad una linea ferroviaria dedicata (quasi esclusivamente in tunnel), progettata con criteri moderni e sostenibili dal punto di vista ambientale con un enorme beneficio per tutti gli abitanti delle vallate interessate.

Immaginiamo, per esempio, la situazione che potrebbe verificarsi tra qualche anno quando la grande maggioranza del traffico pesante che attualmente scorre sulla A22 e il traffico ferroviario merci sulla attuale ferrovia del Brennero transiterà sulla nuova TAV.

Quanto sarà migliorata la vivibilità delle zone collocate in prossimità della ferrovia o dell’autostrada o sulle primi pendici delle montagne, attualmente disturbate in modo continuo dal traffico ininterrotto sulla A22 e in modo discontinuo ma con punte di rumore elevatissime dal traffico dei treni merci?

Quanti saranno i vantaggi dal punto di vista faunistico e ambientale?

Le risposte sono, almeno per me, evidenti e, pur comprendendo i timori dei cittadini nei confronti di un opera di queste dimensioni (sarà infatti l’opera più estesa dai tempi della realizzazione della A22), non riesco a spiegarmi questa accesa ostilità nei confronti della realizzazione di un’opera che, vista nel suo complesso, porterà un significativo miglioramento della qualità della vita di tutti noi.

Certo, anche se è giusto condividere e sostenere – in linea di principio –  il richiamo che le varie associazioni ambientaliste rivolgono alla società e a tutti noi circa la necessità di modificare il nostro stile di vita attuale con uno stile ambientalmente più sostenibile, non è però possibile astrarre totalmente noi o il nostro territorio da una logica di gestione globale delle attività umane con la sola convinzione che sia sufficiente un  diffuso cambiamento di tipo comportamentale per modificare completamente le richieste di energia (intesa in senso lato) da parte della collettività.

In secondo luogo, con riferimento alle preoccupazioni di tipo ambientale, si ribadisce che, con le attuali conoscenze e tecnologie a disposizione, è possibile analizzare in maniera approfondita e risolvere nei migliore dei modi tutti i problemi evidenziabili in fase di realizzazione della TAV, così come tutte le problematiche connesse con la gestione ordinaria di un’opera di tali dimensioni.
È peraltro necessario che queste attività di analisi approfondita di tutte le problematiche legate alla realizzazione dell’opera, oltre che di quelle relative ad una efficiente gestione ordinaria, siano effettuate nel migliore dei modi con il dovuto investimento di risorse e che sia effettuato un loro monitoraggio continuo da parte dell’ente pubblico o, visto il carattere sopranazionale dell’opera, da parte di un organismo indipendente.