"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
 

Accettare la normalità

Mi sono abituato, da quando ho imparato a servirmi della macchina fotografica con soddistazione, a concentrarmi e convivere con la normalita, più che con la bellezza. Mi interessano i paesaggi urbani anche dove non c’è bellezza, ma mediocrità, disordine, incertezza. L’intento e trovare l’approccio interpretativo che mi può rivelare il senso di questi luoghi, che me li fa comprendere, accettare come qualcosa che malgrado tutto ci appartiene, e con i quali possiamo convivere.

Gabriele Basilico in “Architetture, citta, visioni”

Io racconto lo spazio creato dall’uomo

Io racconto lo spazio creato dall’uomo, non paesaggi disabitati. Io vado in cerca dei luoghi dove l’uomo ha creato se stesso, e ogni volta che li trovo, mi fermo e mi chiedo: cosa è successo qui? Chi ha voluto questo, chi ha cambiato questo luogo che prima era diverso, e perche lo ha fatto?

Gabriele Basilico racconta “Ritratti di fabbrica”

La Carta Geologica

Una Carta Geologica è l’atto finale dello studio di un territorio: della successione delle sue formazioni rocciose delle pieghe e delle faglie che lo caratterizzano.
Una Carta Geologica è l’atto iniziale per la comprensione di un territorio: delle sue potenzialità e fragilità, indispensabile per un corretto utilizzo delle sue risorse.

dal catalogo “Volta la Carta 1822-2022 Duecento anni di cartografia geologica delle Dolomiti nell’area del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino”

“Mondo esterno e interiorità di chi cammina”

Esiste un’energia misteriosa nel caso, una corrispondenza segreta che unisce gli elementi del mondo esterno e l’interiorità dell’uomo che cammina. È quindi indispensabile spingersi verso realtà sempre nuove, fare ciò che la persona comune, normalmente, non farebbe mai. Si può puntare il dito sulla mappa, a occhi chiusi, e recarsi in un luogo sconosciuto. Oppure scegliere, del tutto a caso, una stazione della metropolitana o del bus, ed esplorare il quartiere in questione.

Federico Castigliano in “Flâneur. L’arte di vagabondare a Parigi”

La banalità non esiste

Per chi sa leggere il testo poetico della città, ogni luogo è infinitamente ricco, la banalità non esiste.

Federico Castigliano in “Flâneur. L’arte di vagabondare a Parigi”

Dallas tra le colline

Poi, stanco di stare tra i grattacieli e il vuoto umano della città americana, mi incamminai per la strada che portava al sottopassaggio presso il quale il presidente era stato colpito. Desideravo uscire nella pianura, inoltrarmi nella pianura texana, camminare in campagna. Ma ben presto mi trovai, unico pedone, dentro un labirinto di strade ed autostrade, tra sovrappassi allucinanti e sottopassaggi dove rombavano incolonnate le grandi macchine degli americani, così tronfie, monumentali, così simili nell’aerodinamica alle fortezze volanti e agli aeromodelli che io avevo costruito anni prima da ragazzo, con le grandi pinne caudali, le cromature vistose, i musi alti, imponenti, come le prue dei bombardieri Liberator. E mi trovai perduto, angosciato, perché non sapevo più come uscire da quell’intrico, da quel mondo artefatto, allucinante, senza più la dimensione dello spazio che io avevo acquisito tra le colline native, dove la campagna era ritagliata in tanti piccoli spazi, piccoli campi, piccoli orti, boschetti, giardini, casette, il tutto armonizzato secondo esigenze elementari, familiari e individuali. Il mondo perduto, che stava per essere distrutto anche da noi, per emulare gli spazi agglutinati, ordinati in schemi geometrici nuovi del Texas. I miei ritorni al paese dopo questi viaggi, queste esperienze, mi facevano assaporare attraverso tante piccole cose che un tempo non calcolavo, il piacere e il senso della storia, del costruito attraverso i secoli e le generazioni.

“Miracolo economico – Dalla villa veneta al capannone industriale” di Eugenio Turri