"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
 

“MINE/SCAPE” di Roberto Deaddis

Roberto Deaddis, componente del collettivo fotografico “Paesaggio a nord-ovest”, ha dato alle stampe la sua prima pubblicazione dal titolo “MINE/SCAPE”.

Ho conosciuto Roberto in occasione della 19^ conversazione dell’iniziativa DI/VISO; Roberto con Marcello Seddaiu hanno infatti presentato con Salvatore Picciuto e Sandro Iovine il lavoro del collettivo fotografico “Paesaggio a Nord-Ovest” nato per raccontare il territorio della Sardegna nord-occidentale attraverso la fotografia.

Avendo apprezzato il loro lavoro mi sono permesso di proporre uno scambio di libri: il loro “Porto Torres. Approdi, limiti, città” con il mio “GARDUMO 77.78 | 17.18”.

Successivamente Roberto mi ha fatto avere anche la sua pubblicazione dedicata alla zona dell’Argentiera nella quale, da fine ‘800 al 1962, si è estratto piombo argentifero e zinco ed era sorta una florida comunità dove si registrò un insolito, quanto significativo, fenomeno di immigrazione.

Oggi quella zona è in abbandono ed è divenuta un paradiso per gli appassionati di archeologia industriale, di trekking e di mare.

Il lavoro di Roberto, effettuato usando un’attrezzatura molto particolare (un obiettivo di fabbricazione russa noto per il suo particolare bokeh), non si limita ad una mera documentazione della situazione attuale di quel territorio ma interpreta in modo personale e intimo il paesaggio della zona. Le immagini sono molto delicate e il lavoro risulta ben equilibrato riportando sia immagini di paesaggi naturali che paesaggi fortemente antropizzati e ora abbandonati; sfogliare con calma il libro, ritornando ogni tanto sui propri passi per rivedere le immagini, consente di entrare veramente nel lavoro e nelle atmosfere pensate dall’autore.

La sensazione che si ha sfogliando il libro è di una gran serenità e vien la voglia di visitare questi territori fuori stagione proprio come ha fatto Roberto.

La qualità del libro infine è, come per il libro di Giovanni Minervini, davvero importante: anche in questo caso congratulazioni sia a Roberto Deaddis per l’ideazione che a Salvatore Picciuto di myphotoportal per l’aiuto sicuramente fornito e per aver pensato un’iniziativa editoriale dedicata specificatamente ai fotografi che desiderano fare del proprio lavoro anche una pubblicazione.

Collegamenti utili:

  • Sito internet di Roberto Deaddis
  • MINE/SCAPE” sul sito di Roberto Deaddis
  • Sfogliando “MINE/SCAPE” su myphotoportal
  • Presentazione della pubblicazione  “MINE/SCAPE” sul canale instagram di myphotoportal

“Un altrove imprevedibile” di Giovanni Minervini

Qualche tempo fa Giovanni Minervini mi ha spedito, con una sua bellissima dedica (nella quale pone in evidenza la differenza tra “guardare” e “leggere” le immagini), il suo libro dal titolo “Un altrove imprevedibile” nel quale racconta il quartiere Luzzati di Napoli situato a poche centinaia di metri dal quartiere direzionale.

Anche se avevo già apprezzato l’elevata qualità del lavoro, avendo visitato il sito di Giovanni (www.giovanniminervini.it) in occasione della sua presentazione del lavoro “due.uno.nove” del quale ho già scritto in un altro mio post, vedere il risultato materializzarsi su carta è sempre una cosa meravigliosa.
Paragono questa sensazione un po’ a quando, qualche anno fa, i fotografi vedevano materializzarsi pian piano il proprio lavoro sulla carta fotografica.

Lo stile di ripresa di Giovanni è molto particolare, pur con molti richiami espliciti o meno a diversi fotografi, in quanto lui va diritto all’essenza della situazione e riesce a descrivere molto bene non solo l’ambiente fisico ma anche a quello “umano” anche senza l’inserimento di persone all’interno dell’inquadratura.

Pur ritrovando – almeno in parte – il mio stile fotografico, che in alcuni casi forse si ferma però al solo “dare ordine all’interno dell’inquadratura al disordine che si trova nella realtà”, Giovanni fa un passo in più e riesce a trasmettere, infatti, attraverso le sue immagini la vita dei luoghi che riprende.

Oltre che per la qualità delle immagini devo fare le mie congratulazioni a Giovanni anche per il suo metodo di lavoro che si basa sempre su ricerche approfondite ed è anticipato da specifici sopralluoghi preventivi (anche senza macchina fotografica al seguito) per entrare, in qualche modo, in “sintonia” con il territorio oggetto della propria indagine.

La qualità del libro è poi davvero importante e impreziosita anche da un bel segnalibro dedicato al progetto: in questo caso congratulazioni anche a Salvatore Picciuto di myphotoportal per questa iniziativa editoriale dedicata specificatamente ai fotografi che desiderano fare del proprio lavoro anche una pubblicazione.

Di seguito lascio alcuni collegamenti utili per approfondire la fotografia di Giovanni:

  • Sito internet di Giovanni Minervini
  • Sfoglia e acquista una copia di “Un altrove imprevedibile” su myphotoportal
  • “Un altrove imprevedibile” su Fpmagazine
  • Presentazione della pubblicazione  “Un altrove imprevedibile” su FPtalk 45 di Sandro Iovine
  • Presentazione della pubblicazione  “Un altrove imprevedibile” sul canale instagram di myphotoportal

La fotografia è legata a uno stato di solitudine

Viaggiare da soli ci fa sperimentare il mondo in maniera assai più profonda, nel senso che ci si trova ad appartenere completamente all’esperienza che si sta vivendo. Mentre invece in compagnia, che lo si voglia o no, una parte di sé appartiene all’altra persona. Ma se sei solo puoi sparire, lasciarti andare al luogo e alla gente che ti trovi di fronte. Questa possibilità di abbandonarsi è molto importante, per esempio, per un fotografo: non credo che ci siano mai state grandi foto scattate da persone che non erano sole. Per verificarlo basta guardare la storia della fotografia: si troverà che il novanta per cento di quelle rimaste nella storia sono state scattate da persone sole. La fotografia, insomma, è molto legata a uno stato di solitudine, generalmente vissuta come fatto positivo.

Wim Wenders

Un grazie a Lavinia per il pensiero con il quale ha condiviso la mia intervista a “FOTOGRAMMI D’AUTORE”

L’intervista l’avevo ascoltata un giorno dopo. È stata un’emozione!
(…)
Per quello che riguarda Guido Benedetti , le parole sono più difficili da trovare. Ho ascoltato con attenzione la presentazione del libro sulla Val di Gresta “Gardumo 77.78 | 17.18” e tutti i racconti, e i ricordi che Guido ci propone, sono interessantissimi. Dovrei riascoltare, perché le informazioni sono talmente tante e importanti, da non riuscire a ricordare tutto. Comprerò sicuramente il libro. Alcune delle immagini scattate da Guido le conosco già. Meravigliose, tante parlano da sole! Ma tutto quello che ci è stato raccontato in questa intervista, è di una ricchezza e di valore sociologico territoriale, immenso. L’intervista ci fa conoscere Guido come persona e come fotografo: com’è iniziata la sua passione per la fotografia, e quanto ha studiato, interessato di arrivare a realizzare dei progetti fotografici con una determinata impronta: la SUA! Complimenti e grazie Guido per questi racconti, aspetto di sfogliare e leggere il tuo prezioso libro.

GARDUMO 77.78 | 17.18 – presentazione a FOTOGRAMMI D’AUTORE su Radio Music Trento

Un grazie a Radio Music Trento e a Fabrizio Contino Gravantes per avermi proposto di partecipare a Fotogrammi d’Autore.

È stato un bel momento di condivisione della mia passione fotografica e del mio lavoro dedicato alla valle di Gresta dal titolo GARDUMO 77.78 17.18.

Qui il link alla registrazione della trasmissione:

Scrivi a gardumo@guidobenedetti.it per acquistare una copia del libro.

Anche l’immaginazione fa parte del paesaggio

Anche l’immaginazione fa parte del paesaggio: lei ci mette in stato d’amore per qualcosa là fuori, ma più spesso è lei che ci mette in difesa con troppe paure; senza di lei non potremmo fare un solo passo, lei poi porta sempre non si sa dove. Ineliminabile dea che guida ogni sguardo, figura d’orizzonte, così sia.

da “Verso la foce” di Gianni Celati