“Nel nostro paese il rapporto tra generazioni non prevede il ricambio, ma la cooptazione generalizzata.”
“Un paese vecchio è meno dinamico e dunque più chiuso, immobile, rispetto a un paese giovane.”
“La nostra non è una società stratificata, ma segmentata, fatta di forti particolarismi. Non esistono più culture e valori dominanti: la società attuale è composta di minoranze dominanti, di una pluralità di gruppi, ciascuno dei quali è in grado di imporre se stesso.”
“La crisi della politica, oggi, è in questa incapacità di ridurre la frammentazione sociale, ma anche di dare una prospettiva, un’idea di futuro.”
“In questa «democrazia del pubblico», dove contano moltissimo l’opinione pubblica e i sondaggi, la politica non decide. Insegue.”
“Uno dei primi obiettivi sui quali investire è, quindi, la trasformazione del capitale sociale in senso civico; in capitale sociale che rafforzi il bene comune. I sistemi di fiducia locale, di gruppo e familiari dovrebbero riuscire a tradursi in fiducia sistemica. Oggi, invece, il fondamento dell’autodifesa risiede nella fiducia a livello di piccolo gruppo che, tuttavia, non si trasferisce al sistema e nelle istituzioni. La reciprocità, cioè, stenta a diventare solidarietà.”
“Il nostro paese non ama l’apertura, non ama la concorrenza, e nemmeno il conflitto. Ma senza apertura e senza conflitto non può formarsi una classe dirigente.”
“Questo paese resterà immobile fino a quando chi governa non saprà resistere alle resistenze dei tassisti e dei localisti, fino a che i sindaci non si opporranno ai loro leader nazionali di partito, fino a che i figli non si ribelleranno ai genitori. Solo allora questo paese potrà diventare più aperto, più giovane, più mobile. Il problema è: quando capiterà? Quanto lontano è, da oggi, «allora»?”
Ilvo Diamanti al Festival dell’Economia 2008