"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
 

La banalità non esiste

Per chi sa leggere il testo poetico della città, ogni luogo è infinitamente ricco, la banalità non esiste.

Federico Castigliano in “Flâneur. L’arte di vagabondare a Parigi”

Dallas tra le colline

Poi, stanco di stare tra i grattacieli e il vuoto umano della città americana, mi incamminai per la strada che portava al sottopassaggio presso il quale il presidente era stato colpito. Desideravo uscire nella pianura, inoltrarmi nella pianura texana, camminare in campagna. Ma ben presto mi trovai, unico pedone, dentro un labirinto di strade ed autostrade, tra sovrappassi allucinanti e sottopassaggi dove rombavano incolonnate le grandi macchine degli americani, così tronfie, monumentali, così simili nell’aerodinamica alle fortezze volanti e agli aeromodelli che io avevo costruito anni prima da ragazzo, con le grandi pinne caudali, le cromature vistose, i musi alti, imponenti, come le prue dei bombardieri Liberator. E mi trovai perduto, angosciato, perché non sapevo più come uscire da quell’intrico, da quel mondo artefatto, allucinante, senza più la dimensione dello spazio che io avevo acquisito tra le colline native, dove la campagna era ritagliata in tanti piccoli spazi, piccoli campi, piccoli orti, boschetti, giardini, casette, il tutto armonizzato secondo esigenze elementari, familiari e individuali. Il mondo perduto, che stava per essere distrutto anche da noi, per emulare gli spazi agglutinati, ordinati in schemi geometrici nuovi del Texas. I miei ritorni al paese dopo questi viaggi, queste esperienze, mi facevano assaporare attraverso tante piccole cose che un tempo non calcolavo, il piacere e il senso della storia, del costruito attraverso i secoli e le generazioni.

“Miracolo economico – Dalla villa veneta al capannone industriale” di Eugenio Turri

“Trovare” un libro è come innamorarsi

Trovare un libro, riconoscere un libro, è come innamorarsi. Pelle sopra carta, carta che ha il profumo del tempo e del silenzio. Un vento di pagine accarezza le dita, incanta gli occhi. È come possedere un impalpabile senso di stupore, come dire mi manchi alla polvere, ai ricordi. All’attesa di conoscere un’altra dimensione.

Da “I diari del libraio errante” di Emiliano Cribari

Qualcuno sa posarli veramente al millimetro

C’è chi tocca tutti libri che vede – li sfoglia, li palpa, li piega – e chi studia il mio banco anche per dieci minuti senza sfiorare neanche un libro. Chi dopo averli toccati li butta dove capita e chi invece si prende la briga di rimetterli esattamente dove e come li ha trovati. Qualcuno sa posarli veramente al millimetro.

Da “I diari di un libraio errante” di Emiliano Cribari

Una semplice descrizione di piccole azioni che, a parer mio, rivela la personalità dei protagonisti molto di più di molte analisi sociologiche.

Bisogna fotografare quello che si pensa

C’è poco da fare: scattare è una questione di pensiero. Bisogna fotografare quello che si pensa, non quello che si vede. Si scatta con la mente, non con le dita. Le immagini sono un’emanazione del fotografo, traducono in un linguaggio universalmente comprensibile la sua interpretazione del mondo.

Franco Fontana

Fotografia, storia e memoria

Credo che la fotografia, con il suo potere di fissazione del reale, permetta di evocare la storia, di usare la memoria come strumento attivo e sensibile per rimettere in circolo energie trattenute o nascoste dietro le forme dell’apparenza. E se la fotografia alla fine non può certo cambiare il destino della città e non può tanto meno influenzare in modo determinante le scelte progettuali e politiche, ciò che sempre importa è la possibilità di poter creare una nuova sensibilità. Una nuova sensibilità per poter interpretare il mondo conformato, caotico e indecifrabile che ci sta dinnanzi”

Gabriele Basilico in “Architetture, città, visioni. Riflessioni sulla fotografia.”