"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
 

Immaginazione e paesaggio

Anche l’immaginazione fa parte del paesaggio: lei ci mette in stato d’amore per qualcosa là fuori, ma più spesso è lei che ci mette in difesa con troppe paure; senza di lei non potremmo fare un solo passo, ma lei poi porta sempre non si sa dove. Ineliminabile dea che guida ogni sguardo, figura d’orizzonte, così sia.

Gianni Celati in “Verso la foce”

Camminatore

Quello del camminatore è quindi un conoscere non secondo attese, ma nella disponibilità della percezione libera. Il vero cammino è più quello del flâneur che quello di chi persegue una meta. Così sono i personaggi, e i narratori, di Celati. Così Celati stesso quando si mette in marcia, e ha addirittura poco tempo per riempire i taccuini di parole che rendano l’esperienza dell’attraversamento.

MASSIMO SCHILIRÒ (Università di Catania) in “IL CAMMINATORE NELLE PIANURE. IL DIARIO DI STRADA DI GIANNI CELATI”

Il tempo è diventato forma dello spazio … come le rughe della nostra pelle.

Le case su questo canale, sulle due sponde, tutte co.struzioni d’altri tempi abbellite dai semplici ritmi delle finestre, aprono lo spazio in una specie di larghissima ansa e formano davvero un luogo. Niente d’astratto e proget-tato, laggiù si vede che il tempo è diventato forma dello spazio, un aspetto è cresciuto a poco a poco sull’altro, come le rughe della nostra pelle.

Gianni Celati in “Verso la foce”

Màrgine

margine s. m. (ant. f.) [lat. margo -ginis, m. e f.). – 1. a. La parte estrema ai due lati, o tutto intorno, di una superficie qualsiasi: i m. della vallata, della foresta, di un lago; arrivare fino ai m. dell’abitato; camminare sul m. della strada; il m. superiore, inferiore della piazza; il m. sinistro, destro dello schermo; ripiegare i quattro m. di un foglio; il m. o i m. di una foglia (e foglia con m. dentellati, seghettati, ecc.). Anche orlo, bordo: sporgersi sul m. della rupe, del precipizio; sedere sul m. della riva, di un fosso; accostare, unire, cucire i m. di una ferita (cfr. rimarginare, e v. anche, più avanti, il n. 3). b. In partic., ciascuno dei quattro spazî bianchi che delimitano al suo contorno una pagina scritta o stampata: scrivere lasciando un po’ di mar-gine; m. larghi, stretti; analogam., i m. bianchi di una fotografia, di un’incisione. In tipografia, ognuno degli spazî bianchi che limitano tutt’intorno la superficie occupata dal testo stampato; […).2. fig. a. In locuz. particolari: al m., e più spesso ai m. di …, al limite, in una posizione di confine, in una situazione che non è più o non è ancora quella di riferimento; […] vivere ai m. della società, o della vita sociale, detto soprattutto di individui o gruppi che campano di espedienti, privi di un mestiere o di un’attività regolare, oppure di persone che vivono in uno stato di emarginazione; […] b. Quantità di tempo, di spazio, di denaro, e di altri valori, superiore a quanto sarebbe strettamente necessario, e quindi tale da costituire una garanzia nell’eventualità di difficoltà impreviste; più genericam., tutto quanto si può considerare in più rispetto a un limite preso come termine di riferimento: lasciare un m. di libertà, concedere un m. di autonomia; fare Il preventivo di spesa con un certo m.; assicurarsi larghi m. di profitto, prevedere un ampio m. di guadagno per tutti i soci, ha vinto la gara con largo m. (di vantaggio); diminuire, aumentare il m. di rischio; gli elettori di buon senso capiscono subito che ci vuole un certo m. di voti per governare (Einaudi); anche in espressioni usuali: per decidere, ho bisogno di un m. di riflessione; per darti la risposta definitiva mi occorre un certo m. di tempo; la data della consegna è fissata per la fine del mese, ma spero che ci sia un piccolo m. di tolleranza; i calcoli sono molto accurati, per cui il m. di errore è minimo. […] 3. ant. (sempre s. f.) Cicatrice, segno di una ferita rimarginata: si ricordò lei dovere avere una m. a guisa d’una crocetta sovra l’orecchia sinistra (Boccaccio).

https://www.treccani.it/vocabolario/margine/

Ricordo e fantasia

Solo le cose della fantasia sono belle, ed è fantasia anche il ricordo.

L. Sciascia, Il Consiglio d’Egitto, 1963.

Pietro Donzelli

Donzelli … ci parla di solidarietà sociale e di uguaglianza e difende a oltranza i principi dell’autonomia e della libertà della pratica creativa.

Procede per argomenti (Il Delta, Le crete senesi, Marcinelle, Sardegna, eccetera), mai programmando in anticipo il piano-sequenza, ma piuttosto combinando il ritmo di ogni capitolo con il montaggio postumo di fotografie che possono vivere anche isolate, perché perfettamente compiute. Raramente indugia a mettere in evidenza persone o cose perché comprende che, mettendo a fuoco dal piano americano all’infinito, non si corre il rischio di sradicare il soggetto dall’ambiente in cui vive, di privare di riferimenti essenziali il paesaggio italiano, che è fatto di uomini e di cose , in continua relazione tra di loro.

L’opera di Donzelli si sviluppa seguendo le scansioni della narrazione e dell’indagine, con un racconto che indubbiamente è influenzato da alcuni episodi della letteratura e del cinema americano (da Steinbeck a Ford) ma anche da quelli, tutti italiani, delle traduzioni di Vittorini e Pavese, dei fotogrammi della periferia milanese scaricati da Lattuada sul formato del suo Occhio Quadrato e degli esterni che Visconti introduce nella sceneggiatura di Ossessione, ubbidendo alla interiore esigenza di rispettare il rigoroso rapporto tra figura e ambiente, tra verità documentaria e funzione drammaturgica.

Piero Racanicchi