"Ingegnere per vocazione, fotografo per passione"
 

… e lo spazio da cosa morta e inanimata diventa viva

“Nella luce tagliente, nelle condizioni atmosferiche ideali in cui da allora normalmente fotografo, il calore del sole sulle spalle mi fa sentire tutt’uno con lo spazio in cui sto lavorando, e lo spazio da cosa morta e inanimata diventa viva: le ombre che da una casa cadono verso un edificio, le ombre che ridisegnano il terreno, le ombre che ridefiniscono facciate, modulano costantemente le distanze, avvicinano un corpo a un altro oppure separano, cambiano i prospetti.”

Gabriele Basilico in colloquio con Giovanni Chiaromonte

La città scritta

“La parola sui muri è una parola imposta dalla volontà di qualcuno, si situi egli in alto o in basso, imposta allo sguardo di tutti gli altri che non possono fare a meno di vederla o recepirla. 𝐋𝐚 𝐜𝐢𝐭𝐭𝐚̀ 𝐞̀ 𝐒𝐄𝐌𝐏𝐑𝐄 𝐭𝐫𝐚𝐬𝐦𝐢𝐬𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝐦𝐞𝐬𝐬𝐚𝐠𝐠𝐢, 𝐞̀ 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐝𝐢𝐬𝐜𝐨𝐫𝐬𝐨, ma altro è se questo discorso devi interpretarlo tu, tradurlo tu in pensieri e in parole, altro se queste parole ti sono imposte senza via di scampo. Sia essa epigrafe di celebrazione dell’autorità o insulto dissacratorio, si tratta sempre di parole che ti piombano addosso in un momento che tu non hai scelto: e questa è aggressione, è arbitrio, è violenza.”

Italo Calvino in “Collezione di sabbia”

La città pensata: la misura degli spazi

“Attorno al Mille l’Europa conosce uno sviluppo urbano come non l’aveva avuto dall’antichità.
La città medievale che ha preso forma nei quattro secoli precedenti presenta profonde differenze da quella antica, di cui molto spesso ha ereditato il sito, il nome e anche le pietre: sono scomparse le strutture legate alla vita sociale del passato (templi, foro, terme, teatri, circo, stadio); anche l’ordine geometrico basato sui due grandi assi perpendicolari non è più riconoscibile, sommerso da dedali di strade strette e tortuose; le chiese, principali punti di riferimento della città cristiana, sono distribuite irregolarmente, in luoghi che hanno un rapporto con la vita dei santi, i miracoli, i martirii, le reliquie.
È la rete delle chiese a dar forma alla città, – e non viceversa – con la gerarchia che si stabilisce tra loro: la cattedrale, la sede vescovile, sarà il centro sia religioso che sociale; ma la città ha tanti centri quante parrocchie, più i conventi dei vari ordini; i percorsi delle processioni determineranno l’importanza delle varie arterie.
(…)
Le linee rette che il piano orizzontale ha perduto sono recuperate dalla nuova dimensione verticale: si profila la città dei campanili (a partire dal secolo VII) in cui i rintocchi dall’alto scandiscono le ore e confermano alla Chiesa «il dominio sul tempo e sullo spazio» e poi la città delle torri che sorgono accanto al palazzo comunale e alle dimore dei signori, appena s’afferma (dal XIIII secolo in poi) un potere civile accanto a quello religioso.

È la funzione della città che è cambiata: non più militare e amministrativa come ai tempi dell’Impero romano, ma di produzione e scambi e consumi.
Il mercato diventa il nuovo centro propulsore, e il potere urbano è sempre più in mano alla classe tipica della città: i borghesi.”

Italo Calvino in “Collezione di sabbia”

Messaggio di Enrico Ferrari

Caro Guido,
ho letto con vero piacere e con grande interesse il tuo libro che gentilmente mi hai donato. Ho ritrovato molti dei miei interessi, molti luoghi che ho frequentato e riferimenti a persone che mi sono state care come Gabriele Basilico  e come Gianmario Baldi con cui ho lavorato nel Comitato Beni culturali. Ho visto che le foto del libro sono di  qualità e anche quelle che avrebbero potuto essere insidiose, perché rivolte a oggetti o temi moderni, sono risolte con efficacia. Hai svolto un tema che, come ti ho detto, avrei voluto e vorrei ancora sviluppare sui mutamenti del nostro Trentino, delle case, dei paesi, dei luoghi aperti, della vita. Essendo io però un fotografo modestissimo posso solo rifugiarmi nei disegni, negli acquerelli, nei quadri, e anche per questo sono contento di vedere che altri riescono a rappresentare l’ anima di quel paesaggio che per me non è mai stato un lavoro ma una passione da sempre. 
Grazie

Enrico Ferrari

MioRitratto – photo di Luca Chistè

Questo ritratto, realizzato sul fiume Adige da Luca Chistè in occasione di alcune riprese per il mio lavoro sui “meandri” (cfr Me.and.scape) contiene una sintesi della mia vita lavorativa.

A ritroso nel tempo:

– l’analisi del territorio oggetto di questa specifica ricerca (in questo caso fotografica ma non solo) a rappresentare la mia attuale occupazione presso il Servizio Urbanistica e tutela del paesaggio;

– la viabilità, in quanto siamo sotto un viadotto della A22 (sullo sfondo – fortemente sfocati dalla limitata profondità di campo che Luca ha usato – i piloni del viadotto), a rappresentare i più di tre lustri lavorativi dedicati alla manutenzione delle strade trentine presso il Servizio Gestione strade;

– l’idraulica, in quanto alle mie spalle scorre il fiume Adige, passione giovanile e dei primi 15 anni di lavoro presso il Servizio Bacini montani.

Non basta un visconte completo perché diventi completo tutto il mondo

Così mio zio Medardo ritornò uomo intero, né cattivo né buono, un miscuglio di cattiveria e bontà, cioè apparentemente non dissimile da quello ch’era prima di esser dimezzato. Ma aveva l’esperienza dell’una e l’altra metà rifuse insieme, perciò doveva essere ben saggio. Ebbe vita felice, molti figli e un giusto governo. Anche la nostra vita mutò in meglio. Forse ci s’aspettava che, tornato intero il visconte, s’aprisse un’epoca di felicità meravigliosa; ma è chiaro che non basta un visconte completo perché diventi completo tutto il mondo.

Italo Calvino | Il visconte dimezzato