“Io quei progettisti non li ho mai visti in faccia, non so neppure di che razza fossero, però ne ho conosciuti degli altri, e tanti, e so che ce n’è di diverse maniere.
C’è il progettista elefante, quello che sta sempre dalla parte della ragione, che non guarda né l’eleganza né l’economia, che non vuole grane e mette quattro dove basta uno: e in genere è un progettista già un po’ vecchiotto, e se lei ci ragiona sopra vede che è una faccenda triste.
C’è il tipo rancino, invece, che sembra che ogni rivetto lo deva pagare di tasca sua.
C’è il progettista pappagallo, che i progetti invece di studiarci su tira a copiarli come si fa a scuola, e non si accorge che si fa ridere dietro.
C’è il progettista lumaca, voglio dire il tipo burocrate, che va piano piano, e appena lo tocchi si tira subito indietro e si nasconde dentro al suo guscio che è fatto di regolamenti: e io, senza offendere, lo chiamerei anche il progettista balengo.
E alla tine c’è il progettista fartalla, e io credo proprio che i progettisti di quel ponte fossero di questo tipo qui: e è il tipo piú pericoloso, perché sono giovani, arditi e te la dànno a intendere, se gli parli di soldi e di sicurezza ti guardano come uno sputo, e tutto il loro pensiero è per la novità e per la bellezza: senza pensare che, quando un’opera è studiata bene, viene bella per conto suo.
Primo Levi in “La chiave a stella”