immagini di Guido BENEDETTI | Luca CHISTÈ | Francesco FRANZOI | Michele VETTORAZZI
a cura di Alessandro Franceschini
La Valle dei Mòcheni, abitualmente chiamata dai residenti e da coloro che la frequentano la “valle incantata”, rappresenta un areale di grande interesse etnografico, naturalistico ed economico.
Per questa rassegna — inserita nella progettualità della B.I.T.M. edizione 2021 — sono stati chiamati ad interpretare il paesaggio mòcheno, da una poliedricità di punti di vista, quattro autori: Guido Benedetti, Luca Chistè, Francesco Franzoi e Michele Vettorazzi.
L’impostazione del lavoro, tenuto conto delle diverse cifre autoriali espresse da ciascun interprete, ha permesso di ottenere una articolazione tematico-interpretativa della “valle incantata”, basata sull’impiego di quattro diverse indagini.
Per Guido Benedetti, una lettura del tessuto urbano di alcuni areali della valle, compiuta, con una lettura comparativa delle vecchie mappe catastali, volta a significare ciò che è stato costruito, ricostruito e ciò che è andato perduto o che sopravvive all’incedere del tempo.
Per Luca Chistè, un’indagine su uno dei fenomeni che più impattano, dal punto di vista antropico, sulla percezione del paesaggio della Valle dei Mòcheni: lo sviluppo della coltivazione dei piccoli frutti, raccontati in termini di “processo” e di “impatto” visivo.
Francesco Franzoi, con un lavoro dedicato integralmente alle persone e ad alcune attività artigianali che caratterizzano la valle.
Infine, gli splendidi scenari registrati in alta quota con l’impiego calligrafico del bianco/nero, da parte di Michele Vettorazzi.
GUIDO BENEDETTI | Conservazione e trasformazione di un territorio storico antropizzato
Il lavoro parte dalla ricerca storica effettuata sulle prime mappe catastale disponibili (ultimate per il territorio del Tirolo nel 1861) che ha consentito di evidenziare i siti e gli edifici già esistenti a quella data e le loro caratteristiche costruttive di massima (in legno o in mattoni).
La sovrapposizione degli areali così individuati con le ortofoto più recenti ha poi permesso di identificare gli edifici storici presenti a tutt’oggi ed individuare eventualmente le zone aperte corrispondenti a vecchi edifici non più esistenti.
A partire dalla ricerca storica effettuata, che ha permesso di evidenziare molto chiaramente l’evoluzione del tessuto costruito con una visione zenitale del terreno, la ricerca fotografica condotta ha voluto affiancare a questa visione perfettamente zenitale (che ha sicuramente molti pregi tra i quali quello di rappresentare oggettivamente quello che oggi viene chiamato “consumo di suolo” e quindi di cogliere perfettamente un dato di tipo quantitativo) una visione orizzontale che, a parere dell’autore, è in grado di cogliere più chiaramente il mutamento qualitativo delle costruzioni.
In questo modo si consente a chi osserva le immagini di entrare quasi fisicamente all’interno dei piccoli centri abitati oggetto della ricerca in modo da apprezzare in questo modo sia gli edifici storici giunti fino a noi nella loro condizione primitiva che gli edifici oggetto di risanamento e di riammodernamento cogliendo il permanere dello schema distributivo riportato sulle mappe storiche risalenti al 1861 e le tracce lasciate sugli stabili sia da interventi di manutenzione straordinaria che da interventi di miglioria generali o puntuali in cui si assiste all’uso di nuovi materiali affiancati a quelli tradizionali e all’integrazione di nuove funzioni all’interno degli edifici.