viaggio a km 0 sulle vie di passaggio a Mori: la via Imperiale, la Statale 240 e la Bretella
“MORI | vie di paesaggio” nasce in piena pandemia COVID-19 quando ad aprile 2020 l’Italia si fermò e quasi tutti noi dovemmo rimanere chiusi in casa con l’unica possibilità di uscire solo per brevi passeggiate e facendo attenzione a non allontanarsi troppo dalla propria abitazione.
Poco prima di quel periodo, accompagnato ancora dagli appunti e dagli studi del geografo Alessandro Cucagna, ero impegnato in una nuova puntata dedicata al nostro territorio: in particolare stavo realizzando un lavoro di rilievo fotografico dedicato alla valle di Terragnolo, una porzione delle più ampie valli del Leno, territorio situato in sinistra orografica del fiume Adige in prossimità della città di Rovereto. Il lavoro di ricerca subì inevitabilmente uno stop dopo l’ultima uscita del 7 marzo 2020 svolta già in “odore” di pandemia.
Nei giorni successivi la sensazione forte era di essere sospesi nel tempo liberi, dopo l’attività lavorativa svolta in smart-working, dalle altre mille incombenze giornaliere.
Dopo aver seguito la presentazione su youtube di un lavoro fotografico di Marco Introini dedicato all’attraversamento fotografico della città di Padova e aver ricordato il metodo di lavoro di Gabriele Basilico (che molte volte aveva dichiarato che nella maggior parte dei casi i suoi lavori seguivano un ben definito percorso geografico di lettura della città), avviai una ricerca dedicata alla storica via di attraversamento della borgata di Mori: l’elegante “via Imperiale”.
Fu così che, dopo aver preso in prestito da Gianmario Baldi – già catalizzatore, assieme a Luca Chistè, della nascita del mio progetto “GARDUMO 77.78 | 17.18” dedicato alla valle di Gresta – una copia del progetto di massima del Piano Regolatore di Mori Borgata predisposto per la ricostruzione della città di Mori dopo la grande guerra, iniziai – anche se solo a tavolino – lo studio relativo allo sviluppo della città, e quindi delle modifiche registrate nel suo tessuto urbanistico, dopo la grande guerra.
Le ricerche sono poi state integrate con le informazioni desumibili dalle mappe storiche riguardanti la cittadina di Mori e dall’analisi della situazione registrata nelle mappe catastali risalenti all’impianto dello stesso (circa 1850). Predisposi così un primo piano di lavoro che riguardava le strade e gli edifici esistenti (o non più esistenti) lungo la storica via di attraversamento che univa la frazione di Ravazzone con quella di Mori Vecchio.
A questo primo piano di lavoro, avviato concretamente con le prime uscite fotografiche nel mese di maggio 2020, ho poi aggiunto la precisa volontà di registrare le modificazioni anche delle altre due grandi strade di attraversamento che nel corso degli anni avevano sostituito la storica via Imperiale nella funzione di collegamento tra la Vallagarina e l’alto Garda: si trattava della strada statale 240 (chiamata “el stradom” dai moriani) e della circonvallazione (gran parte in galleria) che ha sostituito a sua volta la strada statale.
Fu così che iniziai (zaino fotografico in spalla e, molte volte, a cavallo della mia bicicletta) a percorre prima l’asse storico ricordato in alcuni testi come “via Imperiale”, poi la più recente “strada statale” realizzata anche sul sedime della storica ferrovia Mori-Arco-Riva e infine la nuova circonvallazione di Mori con le sue due buie gallerie.
Il contesto registrato nelle immagini raccolte, che documentano e, al contempo, interpretano lo spazio urbano fotografato, si è rilevato molto diverso lungo i tre diversi assi stradali: se lungo la vecchia ed elegante via Imperiale gli edifici si rivelano in stretto rapporto con la viabilità di attraversamento e con gli spazi pubblici esistenti (piazze o slarghi esistenti) ciò non avviene lungo la più recente viabilità statale dalla quale sembra che gli edifici vogliano, al contrario, allontanarsi. Ecco di conseguenza la presenza di giardini e di spazi privati (molte volte invasi da automobili in sosta) che allontanano la strada dagli edifici delimitati, normalmente, con alte recinzioni e/o siepi compatte.
Con la successiva costruzione della circonvallazione di tipo autostradale nei primi anni 2000 il processo di allontanamento della strada dalle abitazioni è stato definitivamente portato a compimento mediante l’interramento di gran parte del suo tracciato: la strada, con il suo viadotto e le due lunghe gallerie, rappresenta un elemento completamente avulso dal contesto cittadino mantenendo esclusivamente una funzione di tipo trasportistico. Ciò nonostante con le mie “prese” ho voluto dare la giusta dignità di paesaggio anche a questa strada.