Il lavoro di un ingegnere “prestato” alla fotografia, dotato di una significativa personalità espressiva e portatore di una ricerca, sui temi del territorio, condotta sempre con il necessario rigore tecnico e metodologico.
Guido Benedetti è un ingegnere “prestato” alla fotografia, dotato di una significativa personalità espressiva e portatore di una ricerca, sui temi del territorio, condotta sempre con il necessario rigore tecnico e metodologico. Abbiamo chiesto a Guido Benedetti di raccontarci il suo approccio alla fotografia, scegliendo, fra le diverse immagini di carattere tematico che ha prodotto in questi ultimi anni, quelle che hanno, per questo autore, dato “il via”, ad una fotografia più consapevole e basata sull’idea di operare, attraverso di essa, una lettura più articolata della realtà e del territorio in cui egli vive.
Guido Benedetti, nell’ampia testimonianza rilasciataci, così si racconta: «Nel 2013 ho riscoperto la fotografia, una mia vecchia passione. Ho affrontato la fotografia nei primi mesi in modo molto istintivo e, dopo aver “divorato” numerosi libri di composizione e di tecnica fotografica, mi sono iscritto al circolo fotografico “Il Fotogramma” di Nago Torbole, dove ho trovato un gruppo di persone innamorate della fotografia.
Fin dall’inizio ho prediletto la fotografia di paesaggio, per concentrarmi in questo ultimo periodo sulla fotografia di territorio attraverso la quale cerco di rendere visibile ed interessante tutto ciò che, quotidianamente, è sotto i nostri occhi tutti i giorni ma che, proprio per questa ragione, non riusciamo a prendere in considerazione. In altre parole, attraverso le mie immagini, cerco di rendere l’ordinario quotidiano, protagonista dell’immagine. Nel mio modo di registrare la fotografia, cerco di ottenere dall’immagine un equilibrio fra la natura compositiva, sotto il profilo estetico e il contenuto concettuale di uno scatto legato ad una particolare ricerca, poiché ritengo che la qualità estetico/formale di una fotografia debba comunque mantenere una sua precisa identità e riconoscibilità di stile.
In questo senso, condivido pienamente ‘affermazione di Gabriele Basilico quando sosteneva che: “La fotografia (…), anche e soprattutto nella sua funzione e missione documentaria, ha a che fare inevitabilmente con la bellezza, con un’esigenza visiva d’interpretazione formale, di una traduzione estetica del mondo”».
Il lavoro di Guido Benedetti è ispirato, e quindi portatore, di una funzione identitaria del territorio molto precisa, giacché egli pare definitivamente uscito da quei luoghi ambigui in cui, molto spesso, si rifugia la fotografia fotoamatoriale, sempre più prossima alla riproduzione sistematica di cliché visivi legati ad un unico sconfortante “paradigma”: spettacolizzare, sempre e comunque, per gratificare, spesso in modo sommario, superficiale ed effimero, i fruitori di un’immagine. Oggi, i lavori di Guido Benedetti, sono sistematicamente connotati da una precisa e marcata progettualità, che muove da una diversità di approcci, basandosi, prima della registrazione visiva, sullo studio della storia, della geografia e, spesso, delle interpretazioni letterarie, che caratterizzano un luogo, un territorio od una città.
La selezione degli scatti che entrano a far parte del suo progetto di ricerca, avviene “ab origine” con sopralluoghi preventivi dei luoghi oggetto dell’indagine, o con tour virtuali, al fine di studiare i migliori orari e le prospettive più adeguate alle riprese ipotizzate.
Fra i diversi lavori monografici condotti da Guido Benedetti, ci sentiamo di preannunciarne uno rivolto alla Valle di Gresta. Partendo dal libro di Gianmario Baldi, “La valle di Gresta descritta da Alessandro Cucagna (1917-1987)” che presenta due scritti inediti sulla Valle di Gresta redatti dal geografo Cucagna alla fine degli anni ’70 e all’inizio del decennio successivo, ponendosi come un’autorevole fonte di studio per questo territorio, Guido Benedetti sta intelligentemente ripercorrendo i luoghi e gli habitat, umani e paesaggistici, di un contesto tanto affascinante quanto sconosciuto. Un primo sommario preview di questo lavoro, preannuncia che si tratta di un itinerario visivo di notevole interesse territoriale che speriamo di veder presto presentato al pubblico.
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Qui il link delle immagini di “Stagioni”, il lavoro citato nell’articolo che ho realizzato nel corso del 2014
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